Autore: Daniela E.

Casa editrice: Self-publishing

Genere: Horror

Numero pagine: 186

“E quel piccolo sputo di mondo sembrava perfetto per perdersi nella solitudine”

kohu

Trama

“Mary Jane Mariani è una scrittrice di successo, reduce dalla fine del suo matrimonio non riesce più a scrivere un buon romanzo. Decide così di trasferirsi momentaneamente in un piccolo paese sulle rive del fiume Po. Li, si immerge subito nella scrittura e si lascia trasportare dalla curiosità verso i suoi abitanti poco affini alle novità e da un ambiente rude e, in autunno, completamente immerso nella nebbia. Mary si ritroverà presto vittima di avvenimenti paranormali e la sua mente razionale dovrà fare i conti con situazioni che rasentano la follia e che sono unite fra loro dalle spire incorporee, leggere quanto letali, della bianca nebbia e da un mistero vecchio centinaia di anni.”

Dicono che quando stai per morire, vedi una luce… […] In realtà non è altro che una reazione chimica del corpo: gli ultimi impulsi elettrici del cervello e delle cellule che si ripercuotono sulla vista che va restringendosi, così da creare l’effetto tunnel e una sorta di luce azzurrina.

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Recensione di Giada di Puzzlekoob

Scrivere questa recensione è particolarmente difficile. Ci ho pensato tanto ma non trovavo le parole per descriverla.

Parliamo di un titolo che in lingua Maori significa “nebbia” e la “bianca nebbia” ha fatto effettivamente da protagonista al romanzo inghiottendomi totalmente.

Non è un horror “splatter”, è un horror, oserei dire, psicologico. Agisce infimo nella psiche del lettore, insinuandosi sulla pelle e sotto di essa logorando piano piano. Una cottura lenta in gergo culinario: non ti rendi conto di star leggendo un horror (se sei abituato a leggere il genere, ndr.) finché non l’hai terminato. E finché non l’hai terminato non riesci a metterlo via: è uno di quei romanzi dove ti trovi a pensare “Dai, un altro capitolo poi basta!” e lo chiudi solo una volta terminato.

L’autrice, con la sua scrittura chiara e scorrevole ha tessuto una trama funzionante e dal ritmo “adrenalinico”, non ha fatto mancare l’ansia e non sono mancate nemmeno le scene crude e raccapriccianti ma quello che è riuscita a fare (e che davvero raramente mi è capitato di trovare durante e dopo la lettura, ndr.) è stato il creare una sensazione.

La paura che un horror promette ci viene mantenuta nella sua interezza, servendocela su un piatto di bile nera, strascichi di nebbia e viene riproposta come portata principale ad ogni pasto, consumato in un incubo ricorrente annebbiato e sull’orlo di una voragine di fuoco facendoci risvegliare in preda al terrore e facendoci trovare al ripensare a questo stato d’animo durante lo svolgimento della giornata.

Un horror di questa portata, capace di un’introspezione postuma così profonda, lo consiglio a gran voce e mi sento di affermare che la penna non sembra assolutamente appartenere ad un’autrice emergente.

Mentre morivo non c’erano cherubini a cantare, non ero attratta da nessuna luce… mentre morivo vedevo solo lei… la bianca nebbia…

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Recensione di Sara di odoredinchiostro:

Un libro da leggere tutto d’un fiato. Io l’ho iniziato e finito in meno di tre ore, complice il fatto che le pagine sono poche, il carattere di scrittura usato è grande, ma anche il fatto che lo stile dell’autrice è estremamente scorrevole e coinvolgente. Semplicemente, non riuscivo a metterlo giù.

Il libro inizia con una descrizione del Piemonte che mi ha fatto morire dal ridere, non perché la descrizione sia in sé divertente, o meglio, un po’ lo è, ma non è questo il punto. Essendo io piemontese, quando l’autrice mi ha detto di scegliere uno tra i suoi libri per recensirlo ho scelto questo proprio per la sua ambientazione in luoghi a me famigliari, perché ero curiosa di vedere se li avesse descritti bene e soprattutto per potermi immedesimare meglio nel racconto. E devo dire che Daniela ha decisamente fatto centro. A partire dalle stradine strette e piene di buche, il navigatore che si perde sempre e la mancanza totale di segnaletica, mi sono sentita come mi sento di solito quando cerco di andare per la prima volta da qualche parte (in genere fallendo miseramente, proprio come la nostra protagonista). Anche la descrizione della nebbia, e delle superstizioni della gente, del silenzio surreale che si sente la sera nel paese è stata estremamente accurata.

Per quanto riguarda i personaggi, devo ammettere che all’inizio la protagonista mi ha fatto un po’ storcere il naso: ci troviamo davanti ad una donna di 36 anni di successo, da poco separatasi da un marito con cui aveva una relazione che potremmo definire tossica, e praticamente la prima cosa che fa quando arriva nel nuovo paese è prendersi una cotta per un ragazzo di dieci anni più giovane di lui. Mi è piaciuto fin da subito come l’autrice ha gestito la questione della differenza di età, con la protagonista che si fa problemi a riguardo, perplessità che comunque poco alla volta supera in modo decisamente umano e realistico, ma mi ha dato un po’ fastidio che questa donna, invece di ricostruire la sua vita con le sue forze, andasse subito alla ricerca di una figura maschile. Questa tendenza comunque sparisce nell’arco di due capitoli, in cui la figura maschile diventa di supporto e non centrale, e quindi alla fine mi sono trovata ad apprezzare non solo la protagonista ma anche l’evolversi della relazione che fa da sfondo alla vicenda. Avrei tuttavia apprezzato un maggior approfondimento sulla storia personale del coprotagonista, che si prospetta molto interessante ma è raccontata solo in funzione della trama, senza soffermarsi troppo sulle emozioni e sui traumi che tutto quello deve aver suscitato nel personaggio.

Per quanto riguarda la costruzione horror in sé, non essendo io una grandissima lettrice di horror non posso dire se si tratti di una trama originale oppure no. Posso tuttavia dire che lo descriverei un horror abbastanza soft, adatto a chi si approccia per la prima volt al genere, perché nonostante la tensione sia alta e le descrizioni realistiche, sono comunque abbastanza delicate e non splatter, quindi non credo che sconvolgerebbero troppo neanche un lettore facilmente impressionabile, pur lasciando la giusta tensione che si addice al genere. Mi è piaciuto molto come la trama si intrecciasse a poco a poco anche con la vita privata dei protagonisti della storia, portando ad una costruzione abbastanza complessa ed interessante. Una piccola pecca sono i refusi, l’uso di certi segni di punteggiatura e alcune scelte lessicali, un problema in cui spesso si incappa quando si pubblicano libri in self.

Il finale mi ha lasciata molto colpita, e mi aspetterei che l’autrice prevedesse un seguito per la storia, dato che ci sono ancora parecchi punti che potrebbero essere chiariti ed approfonditi. Se lo scrivesse, sicuramente lo leggerei.

Link per l’acquisto: Kohu

1 commento

  1. […] Kohu (su “Noi leggiamo” – clicca sul titolo per leggere) […]

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