Spirali di follia

Autore: Diego Zucca

Casa editrice: Arpeggio Libero

Genere: Thriller

Numero di pagine: 198

Trama

“Chi ha rapito Manu? E che strano gioco dovrà fare Samuele per riaverla? Una storia di follia, vendetta e redenzione, una sfida giocata sul filo del telefono tra omocidi e ricordi che si alternano come scatole cinesi. Tra incubo e realtà, un thriller incalzante, fatto di giochi di specchi, piccoli tasselli di un puzzle che si ricompone.”

“Immaginatevi alla guida di un’auto; a un tratto da due macchine parcheggiate male spunta un bambino. Voi provate a frenare con tutti i riflessi che avete, ma ormai è tardi. Non sentireste per tutta la vita il peso di questa fatalità? Non è già questa di suo una punizione, un ergastolo per la mente?”

spirali di follia

Recensione

Un thriller colmo di ansia, adrenalina e immagini raccapriccianti. Un ritmo incalzante ed una narrazione cinematografica.

Spirali di follia è un titolo evocativo, racconta e illustra perfettamente il romanzo in tre parole. Una trama ben congegnata ed articolata alla perfezione, gli incastri sono così dettagliati che rivelano una story line precisa e senza possibilità di incomprensione.

L’autore ha una scrittura chiara e semplice (attenzione, non ho detto banale, ndr.) capace di “arrivare”, di essere comprensibile a tutti.

L’inizio lo definirei quasi “in medias res”: inizia con il protagonista che trova la sua casa stravolta, quasi irriconoscibile, ma non trova sua moglie. Il corpo della storia è un insieme di peripezie che conduce il protagonista a fare qualsiasi cosa, compiere qualsiasi gesto per riaverla.

Un’alternarsi di flashback e di attimi nel presente quasi fosse pensato per una scenografia (sarebbe un film sensazionale, ndr.).

Una giustizia o, per meglio dire, una vendetta che pone riflessioni: sui termini in senso letterario e sulla società.

Cosa è giusto? Cosa è sbagliato? Agiamo per istinto, ragione o rispondiamo a richieste altre?

Pagine in cui le sensazioni si alternano, le descrizioni cruente non mancano e dove il lettore si trova ad empatizzare con vittime, con carnefici e ci si trova spesso (volenti o nolenti) a giustificare o a cercare una motivazione a certi atti.

Un alternarsi di grandi nomi aleggia nella mente durante la lettura, un’ispirazione a tratti “Kinghiana”, una catapulta ad Hitchcock ed una revisione de Match Point di Woody Allen.

Io mi sento di consigliarlo, assolutamente!

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