Il movimento dei sogni

Autrici: Eleonora Calesini e Debora Grossi

Casa editrice: Fandango Libri

Genere: narrativa contemporanea

Numero pagine: 210

“Raccolgo il mio borsone e lo zaino, guardo la scritta che ho appiccicato alla porta. CHE LA FORZA SIA CON VOI. La forza. Nella saga di Star Wars i miei eroi fanno affidamento sulla forza, la cercano dentro di sé per combattere i nemici. La forza consente ai guerrieri di spostarsi nello spazio e di fare cose inimmaginabili, è una sorta di potere che hanno soltanto gli jedi. Se questa forza esistesse veramente io sarei in grado di spostare oggetti e di catapultarmi fuori in un batter d’occhio, potrei quasi impedire un terremoto.”

il movimento dei sogni

Trama

6 aprile 2009, notte fonda, una fortissima scossa di terremoto distrugge L’Aquila. Il panorama è scheletrico. Dopo quarantadue ore di ricerche indefesse dei Vigili del fuoco, una ragazza viene estratta viva dalle macerie. Lei si chiama Eleonora e questa è la sua storia. Giovane e appassionata studentessa dell’Accademia dell’Immagine, Elly si è trasferita all’Aquila per inseguire i suoi sogni. Nonostante lo sciame sismico sia ormai iniziato da diversi mesi, combatte la paura insieme alle sue coinquiline: Chasmine, Enza, Martina. La vita nel piccolo appartamento condiviso scorre allegra tra studio, cene tra amici, confidenze, pulizie, visione di film. Elly è forte e, nonostante la sordità da cui è affetta fin da bambina, combatte la paura inseguendo i suoi sogni: lavorare nel cinema, dedicarsi agli effetti speciali. È il movimento dei sogni a trascinarla, a spingerla a lottare. E così quella notte di orrore, la notte prima di un esame, va a letto col suo pigiama azzurro. Elly è ovattata nel suo silenzio mentre il rumore della morte, un rumore calmo, si avvicina. Sono le 3 e 32 e il boato, il crollo, interrompono il movimento dei sogni. Come Alice cade nella tana del Bianconiglio così la dormiente cade in un’assurda voragine. Ma questa non è una fiaba. Elly si sente sprofondare, precipitare, le cadono addosso calcinacci, muri, travi, oggetti, mentre continua a scivolare nel buio. Il letto non c’è più, la casa si accartoccia sopra di lei. Il buio è orribile. Un romanzo autobiografico che, a dieci anni dal terribile terremoto che ha sconvolto il capoluogo abruzzese, ci riporta indietro nel tempo con una scrittura lucida e delicata, un’elaborazione del lutto vitale, fresca, che racconta come si possa tornare alla luce dopo aver visto il nero tutto intorno.

“Dal momento in cui Claudio si è trovato di fronte il triangolo di sopravvivenza creato da un muro e dal letto capovolto, sono passate due ore e mezzo. Dal momento in cui tutti hanno visto una massa di capelli e hanno sentito un lamento in risposta, il loro cuore non ha mai smesso di rallentare il battito, perché a testa in giù, con una gamba schiacciata e le braccia sotto un’altra parete c’è una persona viva.”

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Recensione

Io me lo ricordo il terremoto de L’Aquila: il mio letto cominciò a vibrare ed a spostarsi e capii che doveva essere successo qualcosa di terribile in quella città, visto che da giorni leggevo i commenti spaventati dei suoi abitanti sulla pagina Facebook del TG5, che imploravano l’intervento di qualcuno che dicesse loro se andarsene o restare, che prevenisse quella strage.

Eleonora Calesini è stata l’ultima persona estratta viva dalle macerie, dopo 42 ore, ed ha voluto riportare la sua esperienza attraverso la penna di Debora Grossi.

Questo libro non racconta solo una storia, ma trasmette anche con un’intensità incredibile tutte le emozioni vissute dalla protagonista e dalle persone che facevano parte della sua vita in quel periodo: le coinquiline, gli amici dell’università, la famiglia ed i soccorritori.

Il racconto parte da quando Elly ha capito cosa volesse fare nella vita, scelta che l’ha portata a trasferirsi a L’Aquila per studiare, per poi dividersi tra un prima (l’inizio dell’Accademia, l’amicizia con le coinquiline, i giorni immediatamente precedenti alla scossa che distrusse la città), un durante (la distruzione, le ricerche, l’ansia, la paura e la preoccupazione degli amici e della famiglia) ed infine un dopo.

Ho pianto, non so se perché ho vissuto da lontano quanto successo o grazie all’empatia ed alla capacità narrativa di Debora, ma difficilmente mi emoziono così tanto.

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