Autore: Annalisa Cesaretti
Casa editrice: Royal Books
Genere: Narrativa contemporanea
Numero pagine: 298
Trama
Luigi e Marisol Porzi sono simili, ma non uguali. Nelle loro vene scorre lo stesso sangue e insieme sostengono il peso di un cognome che in quel di Colmite, il paesino in cui vivono, è garanzia di guai. Ma la vera affinità che li lega è cucita lungo le battaglie che combattono in virtù di un solo credo: la tutela dei diritti dei detenuti. Dalla cella del Gebella in cui è recluso, Luigi sceglie la via della rivendicazione; mentre sulle pagine del Gazzettino di Colmite sua nipote conduce inchieste per portare allo scoperto le malefatte del direttore dell’istituto di pena. Proprio a causa dell’ennesimo sopruso, le loro vite, prima inscindibili, si separano per sempre. A unirle ancora al di là del tempo e dello spazio, però, resta il sottile filo che gira attorno alle colpe di entrambi fino a imbastire la pelle di Marisol. E tira, si fa sentire, dal giorno del suo primo incontro con Abel, un giovane architetto finito dietro le sbarre per scontare gli errori della sua famiglia e uscito dal Gebella con la sola aspirazione di consegnare un messaggio alla nipote di Luigi Porzi.
Anche se ci conosciamo da poco, non posso fare a meno di credere che lui sia il mio ago simile; quello che per pura fortuna – o forse in base a un disegno di qualcuno che lassù sta già ridendo sotto ai baffi – sono riuscita a trovare in un immenso pagliaio.
Un ago simile
Recensione
È possibile insegnare qualcosa attraverso un romanzo? La risposta è un deciso sì. Annalisa riesce a creare una storia romantica ambientata in un contesto sociale estremamente delicato: le carceri. Con maestria, trasmette un messaggio profondo attraverso i suoi personaggi, rendendo la narrazione non solo coinvolgente, ma anche educativa.
Marisol conosce bene il mondo delle carceri, poiché fin dalla sua nascita ha visto il nonno Luigi entrare e uscire dal carcere a causa di reati come spaccio e rapine. La storia di Luigi è complessa e piena di sfumature; nonostante i suoi errori, Marisol non lo ha mai abbandonato. Spinta da un forte desiderio di giustizia, decide di diventare giornalista per rivelare al mondo le condizioni dei detenuti in Italia.
Abel, dall’altra parte, è un uomo accusato di un crimine che non ha mai commesso. Per il bene della sua famiglia, sceglie di rimanere in silenzio e di trascorrere due anni dietro le sbarre. È in questo ambiente che incontra Luigi, e i destini di lui e di Marisol si intrecciano inevitabilmente.
Entrambi i protagonisti portano con sé un bagaglio di esperienze significative, e il loro incontro si rivela straordinario. Sono due anime affini, capaci di comprendersi a fondo e di condividere valori fondamentali. Dopo le avversità che hanno affrontato, Abel e Marisol riescono a rialzarsi e a riprendere in mano le loro vite, grazie al supporto reciproco che si offrono.
Annalisa riesce a focalizzare la narrazione sulle condizioni dei detenuti, spesso percepiti dalla società come il male incarnato. Ma è cruciale porsi delle domande: perché si trovano lì? Hanno davvero bisogno di aiuto o sono da condannare? L’autrice si impegna a restituire dignità a questi individui, ricordando che sono esseri umani con storie e sentimenti.
I personaggi secondari sono ben sviluppati e contribuiscono a mettere in evidenza l’indifferenza della società nei confronti dei detenuti. Ogni elemento è curato con attenzione, e persino i nomi dei personaggi portano con sé significati profondi e legati alle loro vicende. È impossibile non affezionarsi ai due carcerati, Amir e Stefano, ciascuno con una storia toccante e significativa. La figura di Luigi emerge come il fulcro della narrazione: non è solo il nonno di Marisol, ma anche una sorta di zio per tutti i detenuti. Viene descritto come un uomo comune, con le sue imperfezioni e i suoi punti di forza, che funge da legame tra tutti i personaggi, tracciando i fili della storia che i protagonisti dovranno districare.
La lettura scorre veloce nonostante i temi di grande rilevanza trattati, grazie a uno stile di scrittura semplice e diretto. L’opera riesce a trasmettere le emozioni di ciascun personaggio, invitando il lettore a riflettere sull’umanità e a non perdere mai la speranza.
“Un ago simile” è una storia commovente che coinvolge e insegna molto al lettore. In diversi momenti, ho sentito gli occhi lucidi, in particolare durante le scene tra Marisol e il nonno Luigi. Questo romanzo si distacca nettamente dalle consuete letture romantiche e mi ha aperto gli occhi su una tematica spesso trascurata. Consigliato a chi cerca una storia che non solo intrattiene, ma invita anche alla riflessione.
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