Autore: Stefania Crepaldi

Casa editrice: Salani Editore

Genere: Giallo, Commedia, Narrativa.

Numero pagine: 261

Saga: Serie di Fortunata Tiozzo Pizzegamorti

Trama

Esiste il lavoro dei sogni, e poi esiste il lavoro che il destino decide per te. Fortunata vorrebbe fare la pasticciera e, quando può, si rifugia nel laboratorio di Mario, un amico che le insegna l’arte dei dolci. Suo padre Emilio, però, è il titolare di un’agenzia di pompe funebri, e per mandarla avanti ha bisogno di lei, del suo talento nella preparazione dei defunti. Sempre a contatto con la morte, di cui si prende cura nel migliore dei modi, Fortunata insegue la vita e non chiede altro che essere libera di scegliere il proprio futuro. Ma cosa succede quando il destino si mette di traverso? Il rampollo di una dinastia di gioiellieri precipita da un palazzo veneziano. Un suicidio, o forse un tragico incidente. Il colonnello della guardia di finanza Dante Braghin ha più di un dubbio e chiede a Fortunata di esaminare il cadavere: il suo occhio sa notare dettagli che potrebbero sfuggire anche al miglior anatomopatologo. Suo malgrado, la ragazza verrà così coinvolta in un’indagine pericolosa, quando l’unica cosa che vorrebbe è creare torte e portare dolcezza nella vita delle persone. Sullo sfondo suggestivo della laguna di Chioggia e delle calli affollate di Venezia, Stefania Crepaldi costruisce una storia di straordinaria freschezza, che unisce i toni del giallo a quelli del black humour, dando vita a una serie di personaggi difficili da dimenticare.

“Ma la morte non è la fine della vita, è solo una trasformazione. La morte è un messaggio d’amore per noi che restiamo, è un invito a godere di nuovo delle nostre giornate. Ci ricorda di non tentennare, ci indica una direzione. Io non temo la morte, perché rispetto troppo il messaggio che porta con sé”.

Fortunata

Recensione

Il ritorno di Fortunata Tiozzi Pizzegamorti era da me più desiderato di quanto immaginassi. Mi aveva particolarmente entusiasmata il primo libro (“Di morte e d’amore”) e quando ho ritrovato Fortunata in questa seconda avventura, non ho potuto che esserne felicissima.

La nostra protagonista lavora come tanatoesteta. Una parola che non in molti conoscono: è la persona che si occupa di truccare e sistemare i morti prima del funerale. Fortunata lavora insieme alla nonna e al padre, da lei soprannominato Signor. M,  nell’azienda funebre di famiglia. È incredibilmente brava nel suo lavoro, ha un vero talento per la tanatoestetica, ma la ragazza ha un sogno nel cassetto: diventare pasticcera.

L’amico Mario, pasticcere a Chioggia, la ospita e si fa aiutare da lei nella preparazione dei dolci, insegnandole tutto ciò che sa, mentre Fortunata continua ufficialmente a seguire il padre nelle case dei defunti.

Ma ancora una volta Fortunata è stata contattata dal suo padrino, il comandante della Guardia di Finanza di Chioggia, Dante Braghin, che ha bisogno del suo aiuto: Fortunata si sta occupando della salma di Gregorio Chiodoro, unico figlio dei coniugi Chiodoro, tra le persone più ricche di Chioggia e titolari di un impero della gioielleria. Braghin chiede a Fortunata di aprire bene le orecchie e sfruttare la sua invisibilità in quanto becchina per carpire informazioni, frasi segrete, avvenimenti inspiegabili, così da capire se Gregorio si è davvero suicidato come tutti credono oppure se è stato assassinato.

Nella sua missione Fortunata viene affiancata da Andrea, dipendente di uno dei negozi dei Chiodoro.

La scrittura della Crepaldi è molto scorrevole ed è impossibile non affezionarsi a Fortunata, un personaggio con cui entri in empatia, anche grazie alla scrittura in prima persona che coinvolge il lettore facendogli sentire i pensieri, i problemi, i desideri della protagonista.

Una cosa che avevo adorato nel primo libro e che qui purtroppo non c’è, è il punto di vista della città di Chioggia. Un punto di vista cinico, a tratti crudele, di una città che odia essere testimone di atti terribili. L’avevo trovata un’idea originale e mi dispiace non sia stata riportata anche nel secondo libro.

Ci sono degli aspetti che secondo me sono stati curati male in questo secondo romanzo, per esempio inizialmente Fortunata si lamenta del fatto che il padre rivede talmente tanto in lei sua madre morta, da quasi soffrire ogni volta che la guarda o comunque trattarla in un modo un po’ distaccato. Nel primo libro la cosa era più visibile, invece in questo romanzo il padre è adorabile, gentile con lei, entusiasta, vuole coinvolgerla e vuole farsi aiutare, vuole includerla sempre di più in questa azienda di famiglia riconoscendo il talento della ragazza. Perciò ad un certo punto tutta questa ritrosia che lei ha verso di lui, il suo odio e il suo prenderlo in giro, arrivano ad infastidire il lettore, perché il Signor M. non merita le continue critiche di lei. Il Signor M. è così adorabile che Fortunata ne esce come un lamentona viziata. Cosa che non è. Manca quella sfumatura del rapporto tra i due che c’era di più nel primo libro.

Ma parliamo dell’indagine: a mio parere ce n’è troppo poca. Nelle ultime cento pagine si entra nel suo vivo, però avrei voluto vederne di più e, quando arriva, si risolve in due capitoletti.

La risoluzione inoltre era abbastanza semplice da intuire, io c’ero quasi arrivata, nel senso che avevo indovinato metà di tutto l’inghippo, quindi non capisco come un’eventuale Guardia di Finanza non abbia compreso e che gli servisse Fortunata. Però ci può anche stare che l’autrice abbia preferito andare sul sicuro e creare un caso facile da sbrogliare e non troppo intricato.

Avendo io letto sia il primo volume che il secondo, mi sento di dare un mio parere in merito. Secondo me il primo volume è superiore. Mi spiego meglio: oltre a una struttura del romanzo più interessante (per esempio il punto di vista della città, che avevo trovato bellissimo, come ho già detto), l’indagine è stata più debole in questo secondo libro, mentre nel primo molto più interessante. La caratterizzazione dei personaggi è nettamente migliore nel primo, sia per quanto riguarda i buoni che i cattivi.

A mio parere, per capire appieno tutti i personaggi e Fortunata in primis, è necessario leggere il primo volume. Nonostante ciò, Fortunata è entrata nel mio cuore e affezionarsi a lei, con i suoi alti e bassi, è semplicissimo.

In conclusione, nonostante alcune cose che non mi sono piaciute, ”Morire ti fa bella” è una lettura molto gradevole. Se vi piacciono i libri di Alessia Gazzola e Alice Basso, anche Stefania Crepaldi fa per voi.

“Morire ti fa bella” è un libro che si fa leggere, scorrevolissimo grazie a una scrittura brillante, semplice e molto divertente. È una perfetta lettura per l’estate.

So che ne sono stati acquistati i diritti per rendere il romanzo una serie tv e secondo me si presta benissimo. C’è tutto ciò che una serie tv d’intrattenimento richiede.

Trama
Scrittura
Personaggi

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