Autore: Jack Lion

Casa editrice: ‎ Horti di Giano

Genere: Weird

Numero pagine: 122

Trama

Le profondità della terra celano verità fatte di abissi siderali cosmici. In certi luoghi nascosti dell’ombra, le leggi della Natura sono differenti, antiche, molto antiche e non hanno nulla da spartire con quelle che tutti conoscono e danno per scontate. Agosto 1919. Nella piccola cittadina di Sanaiet il silenzio regna sovrano, e quattro giovani decidono di compiere una delle più classiche prove di coraggio: trascorrere la notte in un inquietante cimitero. Non sanno che la loro bravata adolescenziale si sta per trasformare in un incubo a occhi aperti. Dove la luce non sa arrivare, dimorano presenze indescrivibili che non hanno nulla di terreno. Qualcosa dorme da tempo immemore e il suo sonno genera reali orrori sulla superficie. Ma i giovani, incastrati in un vortice di peripezie dal quale non possono esimersi, non sono soli. Nel sottosuolo dell’eterno riposo troveranno alleati impensabili che da sempre si oppongono al portatore del Male.

Fu così che io appresi d’essere massiccia fonte di salvezza per lo stregone bianco e per le forze del bene, così come loro in quel momento erano l’unica mia protezione per poter sperare di sopravvivere.

Requie di un solo giorno

Recensione

Con un profilo che si chiama “Leggendo con Cthulhu” dovrei impazzire per ogni testo che si ispira a Lovecraft o tutto il circolo weird-pulp di quegli anni.
In realtà sono molto più critico, passione ed effettiva perfezione non vanno sempre a braccetto.
Linguaggio troppo arcaico e in certi casi con aggettivi troppo ripetuti nella loro inspiegabile e indescrivibile capacità di non descrivere… Nelle descrizioni!
Che poi, a fare un’analisi attenta, le descrizioni ci sono, ma ormai il termine “inconcepibile” è entrato a far parte della cultura pop.
Questa introduzione è per presentare questo libro che si percepisce chiaramente quanto sia ispirato ai capisaldi del genere, l’intero libro mi ha ricordato molto “La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath” e “Il tumulo”, per esempio.
È presente anche un certo sentore di Abraham Merritt per la descrizione caotica e strana di vari eventi, ma con una coerenza di fondo.
Una trama interessante ma che risulta molto appesantita da un linguaggio che richiama troppo quello degli scrittori di inizio ‘900, più che un testo moderno. Se usato bene, un registro così può anche piacere, ma in questo caso mi è sembrato troppo spesso che la scrittura volesse essere eccessivamente ricercata a discapito della fruibilità della narrazione.
I personaggi non sono particolarmente strutturati; al protagonista succedono cose e non si percepisce molto il perché faccia certe scelte, se non per sopravvivere. È un elemento che ha senso per scene specifiche, ma per un intero libro basato sul protagonista che narra cose già successe, in un linguaggio troppo elaborato e in un susseguirsi di scene in cui ci si sente trascinati piuttosto che spinti a viverle con lui, la trama non risalta come avrebbe potuto fare con uno stile più moderno e proprio dell’autore.
Mi dispiace, perché sentivo che questo libro mi sarebbe potuto piacere tantissimo ma, purtroppo, non è riuscito a fare presa.

Trama
Scrittura
Personaggi

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